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Il Rosa è da “femminucce?” Chiedilo a Elsa Schiaparelli… Elsa Schiaparelli è famosa al grande pubblico per aver dato il nome a un colore ancora in gran voga: il Rosa Schiaparelli. Un fucsia acceso, che lei stessa definirà impudente, al contempo gradevole ed energico, un colore proveniente dalla Cina e dal Perù, un rosa shocking puro e non diluito. Un colore, dunque, molto lontano da quel “rosa da femminuccia” che spesso e volentieri ancora associa le caratteristiche di idealizzata dolcezza delle donne a un colore gentile, romantico, calmo e tranquillo.
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Il Rosa è da “femminucce?” Chiedilo a Elsa Schiaparelli… 

Il Rosa è da “femminucce?” Chiedilo a Elsa Schiaparelli…

Molti uomini ammirano le donne forti, ma non le amano. Alcune donne riescono ad essere forti e dolci allo stesso tempo, ma la maggior parte di quelle che hanno deciso di andare avanti per la loro strada hanno perso la felicità.

Elsa Schiaparelli è famosa al grande pubblico per aver dato il nome a un colore ancora in gran voga: il Rosa Schiaparelli. Un fucsia acceso, che lei stessa definirà impudente, al contempo gradevole ed energico, un colore proveniente dalla Cina e dal Perù, un rosa shocking puro e non diluito. Un colore, dunque, molto lontano da quel “rosa da femminuccia” che spesso e volentieri ancora associa le caratteristiche di idealizzata dolcezza delle donne a un colore gentile, romantico, calmo e tranquillo.

Ma chi era Elsa Schiaparelli e che cosa la sua storia può insegnarci ancora oggi?

“Schiap”, così si la chiamavano, nasce nel 1890, a Roma, precisamente vicino a San Pietro. La sua famiglia è composta da intellettuali e aristocratici, ma tutta la sua vita sarà molto diversa dalle sue coetanee provenienti dalla sua stessa classe sociale.

Fin da subito Elsa fa i conti con la sua nascita, è la secondogenita femmina, mal voluta dai suoi genitori che erano alla imperterrita ricerca di un figlio maschio. I lineamenti del suo volto sono ben lontani dall’estetica armonica e angelica che definiva la bellezza di quei tempi. Il suo volto è irregolare, spigoloso e allungato, decisamente fuori dagli schemi, come la sua personalità del resto. Schiap è la “strana” della famiglia, la”diversa” della società, una “visionaria” direi io…

A 18 anni riceve un regalo dalla sua famiglia, le viene dato un assegno cospicuo che prontamente investe tutto in abiti. Nonostante lei non avesse la benché minima idea di come si facesse a cucire un abito e non avesse nemmeno una strumentazione adeguata, Schiaparelli comincia a produrre abiti utilizzando forbici da cucina e grosse spille per poter tenere uniti i tessuti.

Le sue creazioni, proprio come il suo viso, non hanno niente a che vedere con l’armonia e lo status quo: Elsa esagera. Aveva un solo pensiero fisso in testa: voleva salvarsi dalla monotonia del salotto e dall’ipocrisia borghese. Per le sue idee d’avanguardia veniva considerata una folle.

In qualunque modo i suoi genitori cercano di “rimetterla in riga” obbligandola a studiare lettere e filosofia all’università e poi spedendola in un istituto in Svizzera. Ma uno spirito libero come il suo non teme lo spessore dei “muri”…

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Che tipo di eredità vuoi lasciare in questo mondo? 

Alice e Serena sono esempio di determinazione, costanza, capacità di sognare in grande e non solo. Sono simbolo di amore, per se stesse e per gli altri, due ragazze giovani che sono certa stravolgeranno il modo di fare impresa e di intendere il lavoro per moltissime persone. Nel tempo sono rimaste loro stesse, integraliste nel loro modo di presentarsi: “noi andiamo dagli imprenditori in Converse, perché sappiamo che quello che facciamo ha un impatto che va molto al di là di un bel vestito e un tacco 12” – mi dicono. Per qualcuno questo modo di essere e di fare potrebbe sembrare eccessivo o peggio ancora fuori luogo, ma del resto basta guardarle in faccia per poco più di dieci secondi, per capire che due così difficilmente si fermeranno di fronte a qualche giudizio frettoloso.

“In gioco c’è il futuro del Pianeta e dell’umanità tutta. Pensate che indossare le scarpette da ginnastica sia qualcosa su cui ancora dovremmo soffermarci??” – io non mi sento di contraddirle, perché quando qualcuno sa ciò che fa e sa ciò che dice non ha bisogno di molte sovrastrutture per far valere i propri valori, per far emergere le cose davvero importanti.

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