
Qualche giorno fa è stato presentato lo spot della nuova campagna di comunicazione per la pubblica amministrazione (clicca qui per vedere lo spot).
La protagonista di questo spot è Lucia, un’architetta comunale che riprende col telefono tutta la sua giornata lavorativa per raccontare come si svolge. Lo scopo dello spot sarebbe quello di rendere più desiderabile per le nuove generazioni l’idea di lavorare per la pubblica amministrazione.
“Il mito del posto fisso è ormai superato” afferma il ministro per la Pubblica amministrazione, che con lo spot intende abbattere i luoghi comuni riguardo al lavoro pubblico. Lo scopo di questa campagna è infatti quello di dare ai giovani l’immagine di un lavoro in cui è possibile crescere e mettersi al servizio della comunità.
Premetto che la mia intenzione non è assolutamente quella di criticare questo spot, ma piuttosto di dare la mia opinione su ciò che avrei mantenuto o cambiato della campagna. Spero che i miei suggerimenti possano essere utili a chiunque debba realizzare contenuti rivolti ai giovani.
Nel discorso fatto dal ministro per la Pubblica amministrazione riguardo questo argomento è stato detto che “I giovani non cercano soltanto la stabilità. Non si accontentano di un posto fisso, vogliono avere un lavoro che sia capace di valorizzarli, che dia loro opportunità di crescita e che consenta loro di bilanciare l’aspetto professionale con la vita privata […] Stiamo lavorando per dimostrare loro con i fatti che la Pubblica amministrazione è ben di più che un posto fisso, appunto un posto figo […]”
Tutto ciò è giustissimo! Però poi nello spot non è questo che si percepisce. La scelta di realizzare un video è certamente verso la buona strada, poiché i video, soprattutto se brevi come questo, arrivano molto di più ai giovani. I ragazzi preferiscono sicuramente vedersi un video, per esempio su TikTok o sui Reel di Instagram, invece che leggere. In più la breve durata è apprezzata perché, ormai si sa, i giovani vogliono tutto veloce! Tutto questo è positivo!
Ciò che si può migliorare è invece la comunicazione, sia verbale che non verbale. Con “non verbale” intendo che per tutta la durata del video compaiono persone con sorrisi a trentadue denti. Va bene essere contenti, ma sembra davvero qualcosa di finto e plastico.
Poi, come dicevamo prima, il video vuole scardinare gli stereotipi sul lavoro pubblico. Per farlo, però, vengono spesso citati questi luoghi comuni e poi smentiti. Ad esempio, uno dei temi che emerge nello spot è quello della puntualità, siccome i dipendenti pubblici sono spesso visti come ritardatari. Per smentire questa convinzione è stata realizzata una scenetta nella quale una persona fa notare di essere arrivata in orario al lavoro, come fosse una conquista.
Penso quindi che il video si concentri molto, forse un po’ troppo sulla parte negativa, cioè quella degli stereotipi. La campagna è così attenta a voler scardinare i luoghi comuni, che si dimentica quasi dello scopo di questo spot: attrarre i giovani. Forse potrebbe essere meglio concentrarsi sulle cose positive, sottolineare i pregi, cosa c’è di bello in questo lavoro, perché noi giovani dovremmo farlo.
Inoltre, credo che nel video non sia stato centrato il punto. Nel discorso che citavo prima, il ministro ha affermato che “I giovani non cercano soltanto la stabilità. Non si accontentano di un posto fisso.”
Questo è verissimo, però avrebbero potuto esprimerlo anche nello spot. Non capisco infatti per quale motivo nel video venga sottolineato più volte il termine “posto fisso”, piuttosto che altre caratteristiche magari più accattivanti per i giovani. Sentendo le parole del ministro mi trovo d’accordo, ma poi guardo lo spot e mi ricredo. Perché viene ripetuto così tante volte “posto fisso” se anche lo stesso ministro ha detto che ai giovani non interessa poi così tanto? Io personalmente conosco molti giovani che preferiscono rischiare a costo di stare bene nel loro luogo di lavoro. Poi siamo tutti diversi, però a molti non importa tanto di essere “sicuro” quanto di stare bene in altri sensi, per esempio a livello psicologico.
Credo proprio che questo spot non sia per i giovani e che non stia comunicando ai ragazzi. È piuttosto un tentativo goffo, cringe di farlo e questo non fa altro che creare ancora più distacco generazionale (più di quanto non ce ne sia già).
Come può qualcosa di cringe attirare? Come può un video che per tutta la sua durata mi ha fatto sentire in imbarazzo, avvicinarmi a te? Non c’è niente di meglio del cringe per allontanare la generazione Z! Questo perché per noi una cosa cringe perde di leadership.
Se il mio responsabile avesse sempre comportamenti imbarazzanti, io inizierei pian piano a non sentirlo più come una guida, come qualcuno da seguire e a cui ispirarmi. Inizierei a perdere l’ammirazione per lui. Questo intendo con “perde di leadership”.
Il video termina poi con una frase: “più che un posto fisso, è un posto figo”. So che l’intento era quello di dire qualcosa di divertente, però, se poi lo scopo è quello di attrarre i giovani, l’effetto è il contrario. Non dico che non mi attragga qualcosa di figo, ma penso che si potesse usare un altro termine. La parola “figo” è tutto e niente. Cosa significa figo? Che ho possibilità di crescita? Che posso organizzarmi come voglio? Ho libertà di muovermi da sola all’interno delle mie mansioni? Che se faccio le cose bene mi viene riconosciuto? Che mi relaziono con le persone?
Cosa vuol dire figo?
Per avere l’attenzione di qualcuno devo fargli desiderare ciò che sto offrendo e per fare ciò è importante che io abbia chiaro in mente che tipo di persona ho davanti e cosa vuole dalla vita. Forse un “posto figo” non è proprio quello che vogliono i ragazzi, magari cercano qualcosa di più.
Quindi il consiglio che mi sento di dare è quello di studiare i giovani prima di avvicinarsi a loro. Ora ti faccio un esempio. Supponiamo che un tuo amico ti abbia prenotato un viaggio per un paese che non conosci minimamente, forse lo hai sentito nominare solo una volta, non hai nemmeno idea di dove sia. Prima di partire ti documenteresti su cosa visitare, sul luogo, sul clima…? Immagino di sì, o almeno, io lo farei!
Insomma, prima studio qualcosa sul luogo in cui mi devo addentrare e poi ci vado. Se io saltassi questa parte di documentazione e partissi senza sapere nulla, rischierei di ritrovarmi in un luogo con cinquanta gradi all’ombra e una giacca da sci addosso.
Questo per dire che se si vuole arrivare alle nuove generazioni, è necessario prima conoscerle o si rischia di creare l’effetto contrario, cioè di allontanarle. Quando visiti una terra straniera come la generazione Z devi essere disposto a conoscerla, pronto, libero, e non appesantito dalle giacche da scii!
Dunque, prima di ogni campagna pubblicitaria dobbiamo capire che tipo di persone abbiamo davanti. Per realizzare uno spot per i giovani, come in questo caso, il mio consiglio è quello di coinvolgerli, chiedere loro qualche consiglio, qualche dritta. Chi sono i gen Z? Quali sono i loro sogni? Cosa desiderano di più? Scoprili!! A quel punto potrai cercare di avvicinarli.
Devo dire però che l’idea di inserire nel video Orietta Berti è divertente, nonostante ciò che dice sia una po’ “pesante” e fuori contesto, però suscita comunque una risata!
Spero che le mie parole possano essere utili e aiutare chiunque decida un giorno di iniziare una campagna pubblicitaria. Mi raccomando, prima si studia la persona e poi viene tutto il resto! Ogni lavoro gira attorno alle persone, anche il marketing. Anche se avessi bisogno immediato di personale, non avere fretta, investi tempo nel documentarti sul futuro del tuo lavoro.
PRIMA CHI, POI COSA