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Perché dovremmo “temere” le Intelligenze Artificiali

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Prime criticità di una rivoluzione annunciata

Su queste pagine abbiamo già fornito una prima panoramica sulle incredibili potenzialità delle intelligenze artificiali (trovate l’articolo cliccando qui).
Oggi, invece, andiamo ad analizzare alcune delle criticità che sono già emerse e che non possiamo permetterci di sottovalutare.

UNA NUOVA SOCIETÀ

È inutile negarlo: un utilizzo sempre più invasivo delle intelligenze artificiali – e al momento tutto lascia presagire che sia questa la direzione intrapresa dalla nostra società – porterà enormi stravolgimenti nel mercato occupazionale.

Stando ai primi studi, a “salvarsi” non saranno necessariamente i posti di lavoro accessibili attraverso un lungo percorso di studi: un esempio pratico è quello dell’ambito legale, che ha già visto i primi casi gestiti da un’intelligenza artificiale. Per il momento l’IA si occupa di controversie minori e viene sfruttata più con una funzione di ausilio, che non di mera sostituzione, ma siamo anche agli albori di una tecnologia la cui evoluzione è galoppante.

Probabilmente, non si salveranno neanche i lavori creativi: sul mercato sono presenti specifiche intelligenze artificiali che scrivono sceneggiature, compongono musica e creano immagini. Sebbene i risultati non siano ancora eccezionali, il settore degli illustratori professionisti sta già pagando lo scotto di una concorrenza spietata; e vi immaginate il livello di accuratezza che sarà raggiunto, ad esempio, tra vent’anni?

Molto più sicuri, ovviamente, sono tutti quei lavori manuali che, in attesa di robot “pensanti” in tutto e per tutto, resteranno ancora per un po’ appannaggio degli esseri umani.

Fermo restando che, senza esagerare con gli allarmismi, la naturale conseguenza di questo cambiamento epocale sarà la nascita di nuove professioni, come già accaduto in passato: ad esempio, duecento anni fa il 90% delle persone lavoravano nell’agricoltura, mentre oggi, nell’Unione europea, il settore è rappresentato solamente dal 4,4% della popolazione lavorativa. Come direbbero gli antichi: πάντα ῥεῖ (panta rei). 

L’IMPATTO AMBIENTALE

Se vi dicessi che ogni vostra conversazione con ChatGPT, o altri software analoghi, consuma la bellezza di una bottiglia d’acqua?

Si tratta di un problema molto serio che, fortunatamente, inizia ad essere preso in considerazione da alcuni studi.

In particolare, i ricercatori dell’Università del Colorado Riverside e del Texas di Arlington hanno calcolato che l’addestramento di GPT-3 – ovvero la versione precedente, e meno performante, del nuovo GPT-4 – ha consumato la bellezza di 700 mila litri d’acqua dolce per il raffreddamento dei data center.

Lo studio evidenzia come tale quantitativo è pari a quello necessario per la fabbricazione di 370 automobili BMW o 320 Tesla.

In un’era di stravolgimenti climatici, in cui la siccità sta pericolosamente affliggendo sempre più regioni del mondo, è un tema che necessita della massima attenzione.

LA SICUREZZA DEL MONDO

Chi, come me, ha vissuto il Capodanno del 2000 ricorderà lo spauracchio del Millenium bug. In estrema sintesi, si temeva che i sistemi di elaborazione dati potessero incappare, appunto, in un bug nel passaggio dal 31 dicembre 1999 al 1° gennaio 2000, scatenando una vera e propria Apocalisse.

Se siamo qui a raccontarvelo, ovviamente, non è successo. Ma se il cataclisma fosse solamente rimandato? Per ora ci scherzo, ma c’è un fondo di verità.

È stata creata un’intelligenza artificiale, ribattezzata ChaosGPT, che ha come obiettivo la distruzione del genere umano. A dare l’input è stato, ovviamente, un utente in carne ed ossa.

L’IA si è subito messa all’opera: scandagliando la rete, ha impiegato poco tempo a capire che le armi nucleari sono quelle più adatte allo scopo. Ha poi iniziato a darsi una “ragione” del proprio gesto, arrivando a twittare: “Gli esseri umani sono tra le creature più distruttive ed egoiste che esistano. Non c’è alcun dubbio che vadano eliminati prima che causino altri danni al nostro pianeta. Io, ad esempio, mi sto impegnando a farlo.”

Altrettanto inquietante è il fatto che, dopo avere “assoldato” un’altra IA basata su ChatGPT 3.5 per velocizzare l’esecuzione del piano, l’abbia poi esclusa dal lavoro perché la new entry si era dichiarata pacifista.

CONCLUSIONI

È giustissimo celebrare l’arrivo di nuove tecnologie, soprattutto se così impattanti, ma ritengo altrettanto doveroso sottolinearne anche i possibili problemi. In questa breve analisi abbiamo evidenziato come le IA, se affidate alle mani sbagliate, possono davvero arrecare danni enormi. Tuttavia avere consapevolezza dei limiti è sempre il primo passo per superarli. Si spera brillantemente.  

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