
Nel mondo della finanza uno dei personaggi di maggior spicco e fama è certamente il miliardario George Soros. Ungherese e naturalizzato statunitense, ha costruito un impero da 25 miliardi di dollari per poi darne una parte in beneficenza e lasciare pian piano la gestione del patrimonio ad Alex Soros, il figlio.
Soros è indubbiamente una figura poliedrica, dotato di una storia avvincente e di uno sguardo lungimirante, ma più che sulle sue imprese (o malefatte, a detta di alcuni), è utile riflettere sul potere che un singolo individuo può detenere nelle sue mani e sulle conseguenze di tale possibilità.
Dopotutto con un capitale abbastanza grosso si può dirigere il mondo intero, altro che armi! Ce lo dimostrò lo stesso Soros già nel 1992 quando con una astuta manovra finanziaria riuscì a guadagnare più di un miliardo, favorendo però la svalutazione della sterlina e della lira, tanto da far perdere quasi il 30% del valore iniziale. Con un singolo colpo, un uomo aveva messo in ginocchio la banca inglese e quella italiana.
Questo è un esempio del potere che un uomo con capitale ed esperienza può esercitare, ma ovviamente è solo un inizio. Il vero potere di Soros sembra prenderlo non solo dal suo ingente capitale, ma da associazioni che ne consentono un utilizzo strategico.
Tanto per fare un esempio, la sua fondazione Open Society Foundation dimostra di avere radici ovunque. Questa ha finanziato organizzazioni non governative come Human Rights Watch, Amnesty International, Transparency International, Global Witness, International Crisis Group, Natural Resource Governance Institute e Oxfam. Lo scopo della fondazione è infatti la promozione del libero mercato e della democrazia, specie nei paesi dove questa scarseggia.
Assistiamo quindi ad un fenomeno di decentramento del potere: se da una parte vivono e prosperano governi solidi, dall’altra il governo è sostituito o fortemente influenzato da un gruppo di filantropi, come Soros in questo caso, dotati di grande potere decisionale che fungono un po’ da contrappeso al potere ufficiale. Non che questo sia sempre un male: talvolta serve proprio una forza opposta per mantenere un equilibrio politico.
Tuttavia dobbiamo ammettere che le fondazioni e i grandi capitali che scorrono sotto le loro casse sono un vettore di comunicazione, di influenza e di pilotaggio di scelte politiche molto forte.
Non è infatti una novità che, ad esempio, le idee politiche di Soros lo rendano sgradito davanti a politici come Vladimir Putin, Donald Trump o Victor Orban (primo ministro ungherese).
A sostegno di questa tesi possiamo osservare come Soros si sia attivato molto nel continente africano finanziando radio, media, partiti politici, il settore energetico e quello agroalimentare. Si potrebbe dire che è proprio una delle persone più influenti d’Africa pur non essendo africano!
Questi aiuti benevoli hanno ovviamente un’influenza positiva sul continente nero che vede ricaricate le proprie batterie di un po’ di denaro, ma questa non è altro se non politica estera, indipendente e non organizzata, potremmo anche vederla come l’oligarchia composta da fondazioni, ONG e personaggi di spicco in tutto il mondo che dirigono il flusso di capitale lì dove serve.
Una delle critiche appunto che sono state rivolte al magnate in questione è il finanziamento di imbarcazioni di ONG che si propongono di salvare i migranti che, dalle coste dell’Africa del nord, cercano di arrivare in Europa. Da una parte è un gesto umano più che naturale, dall’altro si potrebbe maturare il sospetto che queste imbarcazioni (all’apparenza benevole) abbiano in realtà lo scopo di fomentare e incoraggiare questo tipo di migrazioni e viaggi improvvisati, contrariamente a quanto l’Europa vorrebbe.
Nonostante le intenzioni possano essere delle migliori, questa “flotta di aiutanti” nel Mediterraneo fa politica e fa preoccupare non pochi europei. E questo è l’ennesimo esempio di come le scelte di un singolo possano stravolgere l’equilibrio di più continenti assieme (Africa ed Europa).
Ovviamente non c’è un’accusa alle fondazioni Soros, Rockefeller o Bill e Melinda Gates, semplicemente dobbiamo riconoscere che a governare un paese non è soltanto il parlamento o il re di turno, ma spesso e volentieri è l’interazione del paese in questione con grandi flussi di denaro gestiti da banche, fondazioni o singoli filantropi e i meccanismi sociali ed economici che ne derivano. Basti vedere che, se così non fosse, probabilmente oggi nel portafoglio avremmo ancora le lire.