
La maggior parte dei giovani di oggi non ha voglia di impegnarsi…ma è davvero cosi’?
Sentiamo dire continuamente che i giovani di oggi non hanno voglia di studiare, di applicarsi, di faticare ma è importante notare che l’atteggiamento e l’approccio degli adolescenti possono variare notevolmente in base a diversi fattori, come l’ambiente familiare e le esperienze personali. Quindi, affermare che “gli adolescenti di oggi non hanno voglia di impegnarsi” è una generalizzazione che non si applica a tutti gli adolescenti. Sei d’accordo?
Come mai ci sono giovani che sono estremamente impegnati e motivati nel perseguire i propri obiettivi, impegnandosi in attività scolastiche, extracurriculari e sportive e allo stesso tempo, alcuni adolescenti mostrano una mancanza di interesse o motivazione in certi contesti?
Per questo ho chiesto a Francesco Chesi, dottore pedagogista e mediatore familiare che da oltre 8 anni accompagna i genitori ad essere educatori migliori per i propri figli, come aumentare la motivazione in un adolescente e creare un piano incentivi stimolante.
-Nel corso della tua carriera hai seguito in consulenza migliaia di genitori. Una delle sfide più ardue per un genitore è senz’altro quella di motivare i propri figli, specie in età adolescenziale, ad impegnarsi con costanza per perseguire i vari obiettivi, tra cui quelli scolastici. Cosa rende così difficile questo compito?
Sicuramente il compito di per sé non è semplice, ma diventa ancora più difficile se alla base non c’è un sistema di regole, obiettivi e di incentivi. Per quanto mi riguarda ho notato che spesso il genitore ha delle aspettative verso ciò che un figlio dovrebbe fare e “pretende” che queste vengano rispettate a priori.
Dare per scontato che un figlio rispetti le regole o raggiunga gli obiettivi solo perché glielo diciamo noi è forse l’errore più grande. La difficoltà maggiore si verifica in due casi: quando non si sono imposte regole fin da piccoli per paura di passare da “cattivi” e quindi non è stata sviluppata responsabilità da parte dei figli, oppure quando, nonostante le regole siano presenti in casa, non viene messo in atto un sistema di fissaggio obiettivi e incentivi per farle rispettare ma ci si limita ad imporle come un dovere, “devi andare bene a scuola”. A nessuno piace fare le cose per forza o per obbligo e in questo caso spesso non ci si rende conto che si sta lavorando a senso unico, ed ecco che ci si ritrova a dover “rincorrere” il proprio figlio perché rispetti ciò che il genitore si aspetta. Così alla fine si arriva alle punizioni.
Tanti genitori si dimenticano di giocare sulla ricompensa per ottenere un risultato, tutti noi abbiamo bisogno di essere ricompensati per essere spinti all’azione. Tutti noi abbiamo bisogno di un Motivo per passare all’azione (MOTIV-AZIONE) che non può essere unicamente perché “Devo”.
-Sappiamo che se vogliamo spingere i collaboratori nelle nostre aziende a dare il massimo, serve incentivarli. Questo concetto dell’incentivare, può servire anche per il ruolo educativo di genitori e quindi per i motivare i figli all’impegno?
Assolutamente sì! Così come funziona per i collaboratori, così funziona per i figli. È un lavoro che bisognerebbe fare fin dall’età dell’infanzia, per fare in modo che il figlio capisca che ogni volta che dà il meglio di se stesso egli viene ricompensato. Questo da adolescente gli permetterà di fare le cose con più motivazione e soddisfazione.
A me piace chiamarlo il meccanismo delle 4 R, Regole, Rispetto, Responsabilità e Ricompensa, che fin dall’età dei 5 anni sarebbe necessario mettere in atto.
Quello che dovresti fare è, dunque, stilare e condividere regole e obiettivi con tuo figlio, attraverso una carta dei patti condivisa che viene stilata insieme con dialogo aperto e libero. Potrete fissare poi degli incentivi che diano una motivazione personale al ragazzo di volerli raggiungere e, quando conquistati, ricompensarlo.
C’è una differenza sostanziale tra premiare e incentivare. Con l’incentivo sviluppiamo la responsabilità ed otteniamo impegno. E’ importante che in primis siano i genitori a mantenere le promesse fatte, poiché non dimentichiamoci mai che guidiamo con l’esempio. Diverse volte mi è capitato vedere un genitore sottovalutare le promesse non mantenute verso il figlio. Ad esempio, gli aveva promesso di rientrare prima dal lavoro e così non è stato. Questo inevitabilmente impatta sull’abbassamento, oltre che del livello di responsabilità del figlio, anche del livello di fiducia verso il genitore, generando una possibile ferita emotiva nel ragazzo da adulto. Le regole vanno quindi stilate sia per i genitori che per i ragazzi, e poi mantenute da entrambe le parti.
-Mi viene in mente una tipica risposta che sento dare a mio cugino quando viene ripreso dal papà perché non ha fatto qualcosa che aveva promesso: ma se sei tu il primo a non farlo! Francesco, ai genitori che vogliono stilare un piano di incentivi economici per il proprio figlio adolescente, come consiglieresti di impostarlo?
Io faccio mettere in atto questo meccanismo tramite uno strumento molto utile, il Salvadanaio della responsabilità. Genitori e figli pattuiscono meriti e ricompense economiche che il figlio può percepire in funzione del suo impegno e dei suoi risultati. In primo luogo fissano gli obiettivi da raggiungere, sempre in modo condiviso, che spingano il ragazzo al di là della sua classica performance. Se prende sempre 6-7 a scuola lo incentiveremo a prendere 8 ecc.. Poi stabiliscono una cifra economica al raggiungimento di ogni risultato raggiunto (la cifra di incentivo è sempre a scelta, e può essere in percentuale rispetto alla paga base o fissa).
Poi si imposta quindi una tabella mensile, come se fosse un cash flow, una gestione di cassa condivisa, che tiene in considerazione della classica paghetta base, in relazione all’età del figlio (dai 12 ai 16 anni solitamente 30-50 euro a settimana ma è una scelta personale), alla quale poi, in base agli obiettivi fissati (comportamento a casa, rendimento scolastico, rendimento sportivo…) si aggiungono i vari importi guadagnati in più.
Per dare ai ragazzi uno stimolo maggiore io faccio settare gli obiettivi settimanali. Creo una tabella con righe orizzontali settimanali, ( per dare una visione chiara di ciò che stanno ottenendo) e colonne verticali con i singoli obiettivi, dove segnerò l’importo guadagnato. Alla fine del mese si ritroveranno quindi un bel gruzzoletto da parte che saranno liberi di spendere come vogliono per i loro sfizi.
Questo modo di incentivare i ragazzi oltre che aiutare loro aiuta anche il genitore a sentirsi “giusto” perché spesso purtroppo i genitori hanno paura a dire di no, hanno paura a mettere queste regole, hanno paura perché dopo pensano di essere visti come cattivi. Allora un nuovo dialogo potrebbe essere questo: “E ma i miei amici hanno tutti il cellulare nuovo lo voglio anche io”. “I tuoi amici o hanno studiato o hanno dei genitori diversi, lo so che per te è importante avere un cellulare, se ci tieni fai come il papà, anche il papà ci tiene ad andare in vacanza ad agosto e per poterlo fare deve guadagnare i soldi, andando al lavoro”.
-Wow, a questo punto lui saprà esattamente cosa deve fare per ottenere ciò che vorrebbe, avere ad esempio una nuova moto, un nuovo telefono ecc. Questo gli insegna anche come gestire il denaro?
Sì, consiglio sempre di impostare una gestione finanziaria condivisa dove con il totale dell’importo guadagnato tra paghetta base e incentivi il ragazzo si abitui a gestire il denaro così: il 60% per i suoi svaghi, il 20% per contribuire alle sue spese alimentari extra ( ad esempio se è uno sportivo magari per le barrette energetiche ecc.) e il restante 20% in accantono, da parte per risparmi o investimenti futuri da toccare solo sopra i 18 anni.
-Hai parlato di differenza tra premiare e incentivare, qual è?
ll premio sarebbe solo uno stimolo per fare quella cosa e basta mentre l’incentivo invece è diverso. Ovvero, nella mia normalità come figlio so che devo comportarmi in modo rispettoso, però so anche che grazie all’incentivo che se faccio qualcosa di più, se miglioro, se do qualcosa in più di me stesso ottengo di più.
Perciò l’incentivo è una costante motivazione perché il ragazzo trovi sempre qualcosa da fare per migliorarsi.
-Perché è importante aiutare il proprio figlio a raggiungere gli obiettivi?
Seguendo il ragionamento sopra, noi ricompensiamo il figlio quando raggiunge l’obiettivo. La ricompensa di quell’obiettivo crea autostima e questo impatta sullo sviluppo della sua personalità quando diventa adulto.
Ricordo spesso alle persone in formazione con me che uno degli obiettivi come genitori è dare a nostro figlio il supporto emotivo, perciò è importante educare alla resilienza, al non mollare mai. Perché non deve mai mollare? Non per sacrificio o perché è faticoso ma perché quella la fatica lo fa diventare più forte e diventa perciò un adulto con maggiore autostima e resilienza.