
Affidereste la vostra azienda a un’intelligenza artificiale che impara da sola?
E se i film di fantascienza, così come li conosciamo oggi, fossero costretti a cambiare dicitura? Pellicole come 2001 Odissea nello Spazio, Blade Runner e Terminator, ai tempi d’uscita così avveniristici, non sono mai stati così attuali. O meglio, presto potrebbero diventare la normalità.
Negli ultimi anni, infatti, l’intelligenza artificiale ha fatto passi da gigante, diventando sempre più presente nelle nostre vite quotidiane. Tra le diverse applicazioni dell’IA, una delle più interessanti è quella legata alla comunicazione e, in particolare, alla chat. Diverse società hanno immesso sul mercato le proprie “creature”, ma a distinguersi in modo particolare è stata soprattutto ChatGPT, un’Intelligenza Artificiale di linguaggio naturale sviluppata da OpenAI, in grado non solo di “capire” e “rispondere” alle domande degli utenti in modo autonomo, ma anche di imparare da ogni conversazione. Ed è qui la grande differenza rispetto, ad esempio, ai chatbot più rudimentali che necessitano, invece, di una programmazione minuziosa e di input ben codificati.
Gli utilizzi di ChatGPT sono molteplici e possono, decisamente, fare le fortune degli studenti: il programma è in grado non solo di fornire informazioni più o meno dettagliate – a seconda della richiesta – su una vasta gamma di argomenti, ma anche di riassumere testi e addirittura di scrivere, di prima mano, brevi saggi.
Ovviamente, una simile fucina di dati potrebbe diventare capitale anche per un’azienda. Il primo utilizzo che viene subito in mente, per quanto banale, è quello relativo al customer service. Molte aziende ricevono quotidianamente un gran numero di richieste di supporto da parte dei clienti, spesso ripetitive e facilmente gestibili da un sistema automatico. Grazie a un’accurata programmazione, ChatGPT può quindi fornire risposte immediate ai quesiti più disparati, riducendo i tempi di attesa dei clienti e liberando il personale del customer care dai compiti più ripetitivi, permettendo loro di concentrarsi su attività a valore aggiunto.
Un altro ambito in cui il sistema eccelle è nell’assistenza interna: immaginiamo, ad esempio, un’azienda con una gran quantità di procedure, documentazioni e politiche aziendali, che grazie a ChatGPT può supportare i propri dipendenti con chiarezza e celerità.
O ancora, il programma potrebbe automatizzare molte attività, come la gestione delle prenotazioni, l’elaborazione dei pagamenti e la gestione delle scorte, permettendo al capitale umano di concentrarsi, ad esempio, sullo sviluppo di nuovi prodotti o servizi.
Altrettanto efficace potrebbe essere un suo utilizzo per l’analisi dei dati, aiutando le aziende a identificare i trend di mercato e a individuare le aree di miglioramento, per una maggiore competitività.
Azzardando ulteriormente, ChatGPT potrebbe diventare l’assistente di un tutor durante un corso di formazione online, rispondendo in tempo reale alle possibili domande che potrebbero sorgere nella platea, o addirittura essere l’interlocutore principale in un corso pre-registrato, previa un’adeguata programmazione e preparazione dei temi da trattare nell’aula virtuale.
Per quanto testato personalmente, ChatGPT è anche un eccellente traduttore dall’italiano all’inglese e dall’italiano al francese, e viceversa, ma considerando che supporta ufficialmente 40 lingue, invito tutti voi a testarlo con le lingue che conoscete per capire se si comporta nello stesso modo anche con idiomi meno utilizzati e per i quali, quindi, il programma ha avuto meno occasioni di imparare.
Insomma, ChatGPT ha il potenziale per rivoluzionare le aziende, soprattutto nel modo in cui interagiscono con i propri clienti, ma è innegabile che non sia tutto oro ciò che luccica e che si palesino anche evidenti limiti. Su tutti, il fatto che dovendosi rapportare con persone anche molto diverse tra loro, queste possono avere approcci differenti nell’affrontare un determinato argomento o domanda, mettendo in difficoltà l’applicazione che potrebbe non valutare adeguatamente il contesto e fornire, così, risposte inadeguate ed errate. In secondo luogo, a prescindere da un suo utilizzo “per gioco”, su cui non sono necessari particolari interventi, una sua completa ed efficiente implementazione in un’azienda necessita indubbiamente di competenze specialistiche per la programmazione e la gestione, e la sua attivazione può quindi rivelarsi costosa.
Infine, è indubbio che una sua sempre più immanente implementazione sia portatrice di una serie di questioni etiche da non sottovalutare, e che preoccupano gli stessi creatori. Non soltanto per gli stravolgimenti che apporterebbe (o per meglio dire apporterà) alla società e al mercato del lavoro, ma anche perché, se nelle mani sbagliate, potrebbe essere programmata per discriminare o addirittura manipolare gli utenti; e in generale, rischia di minare l’autonomia delle persone qualora queste la sfruttassero come unica fonte di informazione o come bussola per le decisioni importanti. In questo caso, però, il problema è intrinseco nell’individuo, più che nel mezzo. Ultimo, ma non ultimo, il tema legato alla privacy: ChatGPT può memorizzare le informazioni personali dei suoi fruitori e, al momento della stesura di questo articolo, il Garante della Privacy italiano ha temporaneamente bloccato l’accesso all’intelligenza artificiale nel nostro Paese. Si tratta, tuttavia, di una situazione che verrà sicuramente risolta a stretto giro di posta: le due parti in causa sono già in contatto ed è scontato che troveranno un accordo.
Un’altra certezza è che ci troviamo di fronte a una tecnologia che condizionerà le nostre vite. Se sia un bene, oppure un male, lo scopriremo solo vivendo.
P.S. Ora la domanda da un milione di dollari: secondo voi questo articolo è stato scritto da una mente umana o da un’intelligenza artificiale?